venerdì 28 settembre 2007

Bologna, scambiate le Tac operata per sbaglio muore


Aveva 54 anni. Le hanno tolto un rene sano, due giorni dopo è morta
Confuse le lastre radiologice di due donne con lo stesso cognome.
Non era suo il rene malato. Nel reparto di Urologia le hanno attribuito la Tac di un'omonima. Lei era sana, ma quando è arrivata sul tavolo operatorio ormai era troppo tardi. Nessuno si è più accorto che le immagini radiologiche che stavano per guidare la mano del chirurgo erano di un'altra donna. Le hanno tolto il rene sano e, per doppia sfortuna, la donna, 54 anni, ha anche avuto una conseguenza post-operatoria, forse un'embolia, che due giorni dopo l'ha condannata. Morta per un'operazione che non avrebbe mai dovuto fare.

Il clamoroso errore della più classica malasanità è avvenuto nonostante ci si trovi in un reparto di eccellenza del Policlinico Sant'Orsola, una delle strutture sanitarie più rinomate d'Italia. Al punto che persino il ministro Livia Turco, avvisata in diretta dall'assessore regionale alla sanità Giovanni Bissoni che era in riunione a Roma, ha detto di essere "sbalordita" da un fatto come questo, che ora costringe a mettere in moto una complessa verifica per capire il punto debole della trafila che ha assegnato ad una paziente sana un esame digitale di una paziente malata.

La direzione aziendale del Policlinico di Bologna ha subito comunicato la vicenda alla Procura, che ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo anche se tutte le carte del caso arriveranno al pubblico ministero Francesco Caleca solo stamattina.

L'operazione sbagliata è avvenuta nell'unità operativa di Urologia del Sant'Orsola Malpighi diretta dal dottor Giuseppe Severini. L'Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna ha subito avvisato la Procura della Repubblica. Il pubblico ministero Francesco Caleca ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, in attesa di studiare le carte più complete che gli arriveranno stamani dal Policlinico. Ma anche il ministro manderà gli ispettori.

L'asportazione del rene che si presumeva ammalato (la patologia non è stata comunicata, ma non si trattava comunque di una neoplasia) è stata eseguita martedì mattina. La signora, che presentava sintomi da approfondire attorno a Ferragosto era stata ad una Tac nello stesso reparto di Urologia. Proprio nello stesso periodo si era sottoposta alla stesso esame, per il sospetto di una patologia simile, un'altra donna con lo stesso cognome. Quando i medici del reparto vedono le immagini della Tac attribuite alla signora non hanno dubbi: sono chiari i segni della patologia che e si decide per l'intervento, circa un mese dopo la diagnosi.

È un intervento in laparoscopia e quindi il chirurgo non ha la visione completa del campo operatorio, non si può rendere conto subito che quello che sta estraendo è un rene sano. Solo ad operazione avanzata e quando non era più reversibile, il chirurgo si è reso conto che qualcosa non quadrava. Troppo tardi.

Ma perché la morte, sopraggiunta due giorni dopo l'operazione? La causa sarà stabilita dalla autopsia, si sospetta una embolia. Un effetto dell'intervento che non ha certo a che fare con l'errore di persona. La signora sarebbe sopravvissuta benissimo anche con un solo rene e la questione dell'errore di attribuzione della Tac a quella paziente avrebbe comportato una causa giudiziaria solo per lesioni e tutto sarebbe finito lì. Un grave errore, ma senza tuttavia conseguenze mortali. Invece, la sfortuna che ha toccato la signora Lanzoni è stata duplice. Non solo uno scambio di diagnosi, non solo l'asportazione di un rene sano, ma anche una conseguenza post-operatoria che è stata fatale ad una persona obesa.

Dopo il decesso, immediatamente la direzione del Sant'Orsola ha avviato una indagine interna e vuol valutare "l'opportunità di assumere provvedimenti cautelativi urgenti" e si impegna "a revisionare il sistema e le procedure che gestiscono le immagini radiologiche digitali ponendosi l'obiettivo di ridurre ulteriormente il rischio di errori umani, per prevenire il ripetersi di tali drammatici errori".

giovedì 27 settembre 2007

Mio figlio sta morendo da soldato ma l'hanno mandato al macello


Intervistato da Sky: "Non vado a Roma, altrimenti mi arrestano
Era in quella zona per indagare sul traffico delle armi. Da solo"
"Mio figlio sta morendo da soldato
ma l'hanno mandato al macello"

ROMA - "Mio figlio aveva un senso del dovere totale, ma è morto per Bush, per far contento lui". Lorenzo D'Auria, 33 anni e tre figli piccoli, lotta contro la morte all'ospedale Celio di Roma. Il sottufficiale del Sismi era originario della Campania, viveva a Livorno con la famiglia, era un esperto di Afghanistan. L'agente Nessuno ha ora un nome. Il padre Mario è distrutto e parla ai microfoni di Sky: "Sono tutti assassini, io so che non c'è speranza con colpi così non si sopravvive: lui è solo un soldato, voleva fare solo questo da quando aveva 17 anni. Nemmeno i suoi amici conoscevano il suo vero lavoro".

"Non vado a Roma, mi arrestano, le dico tutte a Prodi e Berlusconi. I suoi generali mandano un ragazzo a morire, come si fa a mandarlo lì, a fare un'incursione, per capire come funzionava il traffico delle armi, per far contento Bush, che le commercia". "Lui non voleva andare, poi si è convinto: ha solo obbedito agli ordini. Domenica sarebbe tornato a casa".

Lorenzo D'Auria è stato rapito sabato scorso e liberato due giorni dopo in un blitz condotto dalle forze italo-britanniche. Nel corso dell'operazione è stato ferito gravemente. Il suo compagno è fuori pericolo, un accompagnatore afghano è morto.

(27 settembre 2007)

martedì 25 settembre 2007

Ma quanti ci costano

ROMA - Bravi ma non troppo. Per quanto si siano sforzati a seguire linee guida risparmiose e rigorose, alla fine anche al Senato i conti non tornano. O meglio, tornano, ma con una spesa superiore del 2,77 rispetto all'anno scorso e un costo finale di quasi un miliardo di euro. Per l'esattezza nel 2007 Palazzo Madama con i suoi 315 senatori, sette senatori a vita e 1.096 dipendenti ci costerà 948 milioni, 689 mila e 447 euro mettendo insieme il titolo delle spese e quelle delle partite di giro, comunque costi vivi della camera alta della nostra Repubblica. Volendo fare un paragone con Montecitorio, i bilanci dei due rami del Parlamento sono in linea: la camera bassa, infatti, ci costa circa un miliardo e mezzo ma ha il doppio dei deputati e ottocento dipendenti in più.

Il testo di legge con il "Progetto di bilancio interno del Senato per l'anno finanziario 2007" è stato approvato il 4 aprile scorso dall'aula del Senato, centododici pagine, comprensive di quattro allegati.

Si sono sforzati, i questori Gianni Nieddu, Romano Comincioli e Helga Thaler Ausserhofer, a perseguire "risparmio, trasparenza, contenimento della spesa e risanamento della finanza pubblica". A sentir loro ci sono anche riusciti visto che "la manovra di spesa ipotizzata nel 2007 registra, nel suo complesso, un incremento del 2,77 sulle analoghe previsioni del 2006, nel rispetto quindi del citato limite del 2,8 per cento previsto per il Pil nominale di quest'anno".

In sintesi, era stato deciso che l'aumento delle spese non doveva in alcun modo andare al di là della percentuale prevista per il prodotto interno lordo. E così, in effetti, è andata. Bravi, ad esempio, sono stati al Senato a ridurre le spese delle varie Commissioni d'inchiesta con tagli che arrivano fino al 75 per cento (al 67% quello della Commissione di vigilanza sulla Rai). E però, come si spiegano gli aumenti degli stipendi-indennità dei senatori (4,34%)? E dei senatori in pensione (3,31%)? O il 2,21 per cento in più della voce "trasferimento di contributi ai gruppi parlamentari"? E lasciamo perdere altre chicche del tipo i 60 mila euro della voce "medagliette parlamentari", i 200 mila euro per i corsi di lingua straniera dei senatori o i 62 mila euro per posate e stoviglie. Tutte queste cifre sono da intendere nell'arco temporale di un anno. E che fine fanno tutte quelle posate e stoviglie? Forse anche tra la buvette e i ristoranti del Senato si aggira qualche collezionista feticista. Di seguito una traccia delle spese e dei costi del Senato della Repubblica.

Stipendi, rimborsi e pensioni. Se le indennità crescono del 4,34 per cento per un valore assoluto pari a 50 milioni e 940 mila euro, va detto che i rimborsi - diarie, spese dei viaggi e costi vivi di telefoni e computer - calano del 3,3 per cento (quasi 26 milioni). Aumenta invece la spesa per i senatori "cessati dal mandato" (77 milioni e 500 mila). Il personale di palazzo Madama, commessi, biliotecari, archivisti costano circa 217 milioni di euro, tra quelli in servizio e quelli in pensione.

Gruppi parlamentari e partiti. Sono undici i gruppi al Senato e sette microgruppi all'interno del Gruppo Misto. La loro vita - il funzionamento, gli uffici, il personale, le attività di supporto ai senatori - costa circa 40 milioni di euro, il 2,21 per cento in più rispetto al 2006. La voce più cara è "contributo per le attività di supporto ai senatori", 18 milioni di euro. Altri 50 milioni di euro se ne vanno come rimborsi delle spese elettorali ai partiti e ai movimenti politici.

Commissioni d'inchiesta e parlamentari, le più virtuose. E' il capitolo in cui i senatori sono stati più attenti, scrupolosi e risparmiosi. Le Commissioni d'inchiesta hanno tagliato del 75 per cento. Le Commissioni permanenti delle giunte e dei comitati parlamentari hanno ridotto del 37%, quella di vigilanza sulla Rai addirittura del 67 per cento. "E' doveroso sottolineare - scrivono i questori - la portata dei tagli operati sulle risorse a disposizione delle Commissioni per le spese di funzionamento e sono stati fissati limiti rigorosi alle spese che le stesse possono impegnare per il loro funzionamento".

Cerimoniale, corsi di lingua e computer, medagliette. Nonostante curiosi aggiornamenti culturali come il corso per sommelier riservato ai senatori, va detto che tanti piccoli privilegi sono stati tagliati. Il capitolo "cerimoniale e rappresentanza" è stato decurtato del 14, 23 per cento anche se la spesa per il 2007 resta alta (3 milioni e mezzo di euro) di cui due milioni e mezzo solo per rappresentanza e 60 mila per delle fantomatiche "medagliette parlamentari". Per ristoranti e buvette se ne vanno due milioni e ottocentomila euro, un aumento del 3,31 per cento rispetto al 2006.

Una curiosità: per nutrire gli oltre mille dipendenti servono 1 milione e 379 mila euro; per sostenere i 320 senatori e collaboratori, la metà dei commessi, servono qualche decina di euro in più (1.400.000). Per i corsi di lingue i senatori spendono 200 mila euro e per gli accertamenti sanitari 40 mila. In generale il capitolo "Servizi di supporto funzionale" cresce del 21,2 per cento, tutta colpa delle gare di appalto il cui svolgimento costa 225mila euro. Costa di più anche tener pulito e luccicante il palazzo: pulizie, traslochi e facchinaggi si bevono quattro milioni di euro (1% in più).

Lavori in corso, quasi una fabbrica di San Pietro. Nel senso che c'è sempre un cantiere aperto da qualche parte nei palazzi del Senato. L'attività di manutenzione e restauro è ininterrotta, quasi cinque milioni di euro per le spese ordinarie (-5%) e oltre 17 per quella straordinaria (+14%). Solo per "arredi fissi e tappezzerie" se ne andranno, nel 2007, 377 mila euro per la manutenzione ordinaria e 870 mila per quella straordinaria. Ora, va bene che palazzo Madama e palazzo Giustiniani e le altre dependances sono cariche di velluti e boiseries, arazzi e tessuti, ovunque puoi ammirare tessuti e rivestimenti pregiati, però più di un milione di costi vivi in un anno...

Consoliamoci: altri 500 mila se ne vanno per la manutenzione degli ascensori; trecentomila per quella degli impianti anticincendio. Servono diciotto capitoli del bilancio, scrivono i questori, "per rendere un panorama completo delle concrete e complesse esigenze di funzionamento dell'Istituzione".

Affitti. Sono otto gli immobili in affitto, il più importante quello in via di S. Chiara, a seguire quello di via tempio del Dia, per un totale di spesa nel 2007 di 4 milioni e 343 mila euro (molto meglio rispetto alla Camera). I contratti scadranno tra il 2009 e il 2015. Da notare che quattro contratti di affitto sono con l'Empam, gli altri con privati: Casada, Immobilfin, Isma, Smom. Un altro privato - Condom - intasca circa 40 mila euro di spese condominiali per gli stabili di via e piazza delle Coppelle.

Stampa degli atti e giornali. Alla Camera erano otto. Qui sono sei milioni. Costa sempre tantissimo la stampa degli atti parlamentari. Tutto il capitolo "Comunicazione istituzionale" che comprende le pubblicazioni, le convenzioni con la Rai (satellite Rai Way per le dirette dal Senato), l'attività di promozione e comunicazione impegna per quasi undici milioni di euro. E sono stati bravi: è il 17 per cento in meno rispetto al 2006.

Calze e collant. Nell'allegato relativo ai contratti pluriennali tra luce, acqua, gas, posta e telefoni, spicca - non certo per la spesa- quello relativo al vestiario di servizio: la ditta Di Porto ha un contratto di 32.700 euro per rifornire, solo nel 2007, calze per i commessi e collant per la commesse. Il contratto scade nell'agosto 2008. Chissà, forse se ne potrebbe fare a meno.

Dove sono 98'000'000'000 di euro di TASSE!!!




Due giornalisti del Secolo XIX di Genova, Menduni e Sansa, denunciano da tempo le imposte non pagate dai Monopoli di Stato. Tenetevi forte, sono 98 MILIARDI DI EURO.
Dove sono finiti questi soldi? Ai partiti, alle Mafie, a privati cittadini? Tangentopoli in confronto sembra una barzelletta e Valentino Rossi un bambino che ha rubato le caramelle.
Visco se ci sei batti un colpo, dato che le federazioni dei Ds sono proprietarie di sale Bingo. Fini e Alemanno, così impegnati sui costi della politica, chiedete informazioni ai vostri consiglieri delle società concessionarie delle slot machine.
Di seguito la lettera di Menduni e Sansa al signor Tino, direttore dei Monopoli di Stato.

GIORGIO TINO
Direttore Generale dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), è nato ad Avellino nel 1947.

Laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Napoli nel 1971, a 26 anni entra nell'Amministrazione finanziaria, che per un periodo rappresenta anche a livello comunitario.

Nel 1990 il Consiglio dei Ministri lo nomina Dirigente Generale, assegnandolo presso il dicastero degli Affari Esteri durante la presidenza italiana della CEE.

Due anni dopo è Presidente della Commissione incaricata di predisporre regolamenti e modulistica per semplificare la denuncia delle tasse dei lavoratori dipendenti e pensionati (730).

Nel settembre del '94 viene designato responsabile del Progetto pilota per la realizzazione di un sistema integrato (pianificazione strategica, programmazione operativa e controllo di gestione) di tutte le attività del Ministero delle Finanze, fino alla sua nomina di Presidente del Servizio per il controllo interno (S.In.Co.).

Nel 1997 è Vice Direttore Generale delle Dogane ed Imposte Indirette e, tre anni più tardi, prima Direttore Generale del Personale e poi Segretario Generale del Ministero delle Finanze, iincarico che lascia per assumere quello di Capo del Dipartimento per le politiche fiscali.

Il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti lo chiama, nel luglio 2002, a guidare i rinnovati Monopoli di Stato, dove è subito impegnato nella gestione unica di tutti i giochi, concorsi e scommesse, a cominciare dal rilancio del Totocalcio, non più di competenza organizzativa e finanziaria del CONI.

Direzione Generale:
Tel. 06 58 57 2302
Fax 06 58 57 2212

lunedì 24 settembre 2007

WiMax, in arrivo il bando


La gara per l'assegnazione delle licenze per la nuova tecnologia Tlc wireless, il WiMax, dovrebbe essere in dirittura d'arrivo.
Il ministro per le Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha annunciato che l'emanazione del bando "dovrebbe essere una questione di giorni. Da quel momento gli operatori avranno 60 giorni - ha spiegato - per presentare le loro offerte". Il WiMax permetterà una trasmissione radio capace di supportare servizi di banda larga, ed è molto atteso dagli operatori per le sue applicazioni che potrebbero risolvere alcuni problemi infrastrutturali delle telecomunicazioni italiane.
Il presidente dell'Upi, l'Unione delle province italiane, Fabio Melilli a detto: 'Siamo pronti a impegnare risorse sul WiMax e non disdegneremmo che qualche licenza fosse lasciata agli enti locali laddove non si facciano avanti gli imprenditori'.

Compri due computer, ne regali uno


Chiunque può acquistare il portatile low cost, a patto di offrirne uno a un bambino del Terzo Mondo
Prima la vendita era riservati ai governi dei Paesi in via di sviluppo. L'iniziativa durerà 2 settimane Ora il laptop di Negroponte è per tutti
"Compri due computer, ne regali uno"
Ora il laptop di Negroponte è per tutti;Compri due computer, ne regali uno CAMBRIDGE (Stati Uniti) "Give one, get one". Non è lo slogan di una catena di supermercati, ma l'ultima idea in materia di aiuti allo sviluppo. Le frontiere della cooperazione si allargano, e ora il consumatore occidentale ha una possibilità in più per contribuire all'educazione di un bambino povero: comprare due computer portatili low cost, il famoso "$100 laptop" creato da Nicholas Negroponte, e regalarne uno a un bimbo del cosiddetto Terzo Mondo.

Il "$100 laptop" è stato concepito con l'obiettivo di offrire ai bambini di tutto il mondo la possibilità di ricevere un'educazione moderna, partendo da 3 idee semplici. La prima è che solo colmando l'enorme divario conoscitivo i Paesi poveri avrebbero potuto avvicinare lo sviluppo del mondo ricco. La seconda è che questo processo dovesse partire dall'infanzia, ossia dall'educazione di base. La terza era che il computer fosse il principe veicolo di trasmissione delle conoscenze. Ovviamente, per essere accessibile, avrebbe dovuto avere un prezzo molto basso, i 100 dollari dello slogan.

Il laptop di Negroponte ha alcune caratteristiche che lo rendono facile da usare, proprio come giocattolo. Viene azionato da una semplice manovella. Lo si ricarica con l'energia solare o con una pompa a pedale. E ha un sistema operativo basato sull'open source Linux. A sviluppare il progetto, nel 2005, fu l'organizzazione "One laptop per child" (OLPC), società no-profit del Delaware, creata da Negroponte e altri membri del Media Lab del celebre Mit (Massachussets Institute of Technology). Il computer sarebbe stato venduto ai governi, i quali l'avrebbero distribuito ai ragazzi delle scuole. Il prezzo iniziale, in realtà, non fu mai di 100 dollari, ma di 176. Adesso è schizzato addirittura a 188, tant'è che non si parla più di $100 laptop ma di XO-1. Tuttavia, l'obiettivo di venderlo alla cifra iniziale non è stato abbandonato. Comunque, il progetto andò avanti, e fu lo stesso Negroponte a consegnare il primo computer al presidente brasiliano Lula, nel novembre del 2006, a San Paolo.

Solo i governi, però, potevano acquistare i portatili, in stock di 250.000 pezzi. L'Olpc continuava a ricevere richieste. Semplici cittadini volevano comprare il laptop, e per ottenerlo si dicevano disposti a regalarne un altro, come ha dichiarato il presidente della "Software e Contenuti" dell'Olpc, Walter Bender. Così l'organizzazione fondata da Negroponte ha deciso di estendere la vendita, lanciando la campagna "Give one get one". Ogni consumatore potrà comprare per 399 dollari due computer, uno dei quali verrà mandato a un bambino del Terzo Mondo. L'iniziativa partirà il prossimo 12 novembre, e durerà per due sole settimane. Si potranno acquistare i laptop attraverso il sito www.xogiving.org o chiamando l'1866 XOGIVING. La durata della campagna è limitata perché l'Olpc intende capire quali siano le reali dimensioni della domanda proveniente da privati cittadini.

Bender ha detto che le prime 25.000 persone che ordineranno i computer lo riceveranno entro la fine dell'anno, gli altri nei primi mesi del 2008. In caso di successo, lo schema "G1G1" potrebbe essere ripetuto. I primi Paesi a beneficiarne, adesso, saranno Cambogia, Afghanistan, Rwanda e Haiti. "E' un modo per consentire ai Paesi che non hanno i mezzi di partecipare al progetto", ha detto Bender. Sì, perché alcuni Stati non si possono permettere neppure computer low cost, e il consumatore occidentale, in questo caso, una mano la può dare davvero.